La storia

La leggenda narra che due viandanti, passando per il borgo di Arvier, chiesero alla domestica del parroco dove poterlo incontrare. Lei rispose: “Il soufre à l’enfer”. La frase si può interpretare in due modi. Voleva dire: “Il sacerdote è all’inferno che soffre” oppure “E’ all’Enfer che dà lo zolfo”?

Con tutta probabilità il parroco era a lavorare nelle vigne dell’Enfer, così chiamate perché situate in un magnifico anfiteatro naturale, con piena esposizione a sud e microclima caldissimo, nonostante si trovino nell’alta Valle d’Aosta, a 800 metri sul livello del mare. La fortissima irradiazione solare riscalda il suolo tanto da far meritare al sito l’appellativo di Enfer (inferno).

La storia racconta che nel 1312 Rodolphus de Avisio possedeva alcuni vigneti nell’attuale zona dell’Enfer. Nelle vigne di Gollyz Richard, a Liverogne, sicuramente da almeno 700 anni quindi, si continua a produrre vino pregiato.

In un’antica cronaca, si narra poi che nel 1494 Giorgio di Challant accoglie il re di Francia Carlo VIII, di passaggio in Valle d’Aosta, con abbondanti libagioni accompagnate dal vino Enfer di Arvier, vero e proprio gioiello dell’enologia alpina.

Un vino dalla grande storia, intenso, ben strutturato e dal sapore corposo, l’Enfer di Arvier è stato tra i primi vini valdostani a ottenere, nel 1972, la Denominazione di Origine Controllata.

Arvier, una comunità nella storia – parte prima (PDF)
Arvier, una comunità nella storia – parte seconda (PDF)

Scansioni tratte dal libro:
A.A.V.V. ” Arvier. Una comunità nella storia” Musumeci, Quart, 2004